mercoledì 16 novembre 2011

Mousse al caffè, un delizioso dessert


Il caffè è una bevanda tipica del dopo pasto all'italiana, dove è spesso consumato nella sua varietà "espresso", molto corta, concentrata e forte. Nei paesi anglofoni, invece, si consuma in enormi bicchieroni ed è molto più lungo e ricco di caffeina. Il sapore, in realtà, è molto più slavato e la sua funzione principale è quella di mantenere alto il livello di attenzione al lavoro: infatti, non è percepito come un vero e proprio rituale che è parte integrante del pasto.
L'immagine più comune del caffè americano è quello dei bicchieroni di Starbucks, la catena di caffetterie che è ormai associata a una cultura e a un modo di vivere che vanno ben oltre il semplice turismo o l'abitudine di concedersi un caffè: sempre più spesso, infatti, gli Starbucks sono dotati di collegamento wi-fi ad Internet, ed è sempre più comune vedere sui tavoli delle caffetterie portatili, notebook e nuove diavolerie tecnologiche come iPad e altri tablet.
Bando alle chiacchiere: visto che vi ho parlato di caffè, che ne dite di un buon dolce come la mousse al caffè? Ecco come prepararla!
Fondiamo 200 grammi di cioccolato fondente insieme a due tazzine di caffè e 100 grammi di zucchero. Quando poi il composto è ben sciolto raffreddiamolo in una ciotola aggiungendoci in seguito due tuorli d'uovo e 250 grammi di mascarpone amalgamando bene il tutto. A parte, montiamo a neve due albumi unendoli alla mousse mescolando dal basso all'alto, quindi riempiamo delle tazzine di caffè con la mousse e lasciamo riposare in frigo per qualche ora. Serviamo quindi decorando con dei chicchi di caffè zuccherati, che ci aiuteranno a presentare meglio la nostra mousse.

mercoledì 2 novembre 2011

Il Natale in una ricetta: il pandoro fatto in casa

Nelle mie peregrinazioni in giro per il mondo ho sempre conservato dei piacevoli ricordi del pranzo di Natale passato in casa dei miei. L'albero, il presepe, il pranzo con tutti i parenti e con tutte quelle prelibatezze in tavola. C'è un sapore che riesce a riassumere tutte queste sensazioni, un sapore che si accompagna alla morbidezza al tatto e ad un profumo di tradizione e delicatezza: quello del pandoro fatto in casa.
Nell'eterna diatriba tra panettone e pandoro, sono sempre stata una partigiana del secondo. Ho sempre odiato i canditi, in verità...e mi è sempre piaciuta di più la morbidezza senza paragoni della pasta del dolce tradizionale di Verona, terra che fu scenario della tragedia di Romeo e Giulietta.
Ricordo ancora quando la mia nonna mi chiedeva di aiutarla a preparare l'impasto per il suo pandoro fatto in casa, e ricordo con infinita dolcezza la sensazione che provavo quando, insieme a lei, cercavo di "rendermi utile" in qualche modo.
Per preparare l'impasto, si doveva amalgamare 80 grammi di farina, 20 grammi di zucchero, del lievito di birra sbriciolato e un tuorlo d'uovo. Durante la lavorazione si aggiungevano un paio di cucchiai di acqua tiepida, dopodiché si copriva il panetto ottenuto con un panno e lo si lasciava riposare per un paio d'ore.
Quindi si aggiungeva altra farina, circa 175 grammi, con 40 grammi di burro morbido e 90 grammi di zucchero e si impastava poi con 3 tuorli d'uovo. Si lasciava riposare l'impasto per due ore e poi si univa al panetto altri 320 grammi di farina, altri 40 gr di burro, 70 gr di zucchero, 3 tuorli e 1 uovo intero. La nonna impastava ancora e faceva poi lievitare per altre due ore, mentre mi copriva e mi portava a passeggiare in giardino raccontandomi di quando era piccola e aiutava, a sua volta, la nonna a preparare i dolci.
Trascorse le 6 ore totali di lievitazione, la nonna impastava ancora con della panna, una scorza tritata di limone, un pizzico di vanillina e del burro morbido. Preparava poi due stampi per pandori precedentemente imburrati e faceva lievitare ancora finché la pasta non giunge ai bordi degli stampi. Dopo aver cotto per 40 minuti a 180° (abbassando a metà cottura la temperatura a 160°), lasciavamo raffreddare e prima di servire cospargevamo di zucchero a velo. 
Ancora sento la fragranza del pandoro solleticarmi le narici...spero che vogliate provare anche voi questa sensazione, perché, ve lo assicuro, è uno dei più piacevoli ricordi della mia infanzia.