Nelle mie peregrinazioni in giro per il mondo ho sempre conservato dei piacevoli ricordi del pranzo di Natale passato in casa dei miei. L'albero, il presepe, il pranzo con tutti i parenti e con tutte quelle prelibatezze in tavola. C'è un sapore che riesce a riassumere tutte queste sensazioni, un sapore che si accompagna alla morbidezza al tatto e ad un profumo di tradizione e delicatezza: quello del pandoro fatto in casa.
Nell'eterna diatriba tra panettone e pandoro, sono sempre stata una partigiana del secondo. Ho sempre odiato i canditi, in verità...e mi è sempre piaciuta di più la morbidezza senza paragoni della pasta del dolce tradizionale di Verona, terra che fu scenario della tragedia di Romeo e Giulietta.
Ricordo ancora quando la mia nonna mi chiedeva di aiutarla a preparare l'impasto per il suo pandoro fatto in casa, e ricordo con infinita dolcezza la sensazione che provavo quando, insieme a lei, cercavo di "rendermi utile" in qualche modo.
Per preparare l'impasto, si doveva amalgamare 80 grammi di farina, 20
grammi di zucchero, del lievito di birra sbriciolato e un tuorlo d'uovo. Durante la
lavorazione si aggiungevano un paio di cucchiai di acqua tiepida, dopodiché si copriva il
panetto ottenuto con un panno e lo si lasciava riposare per un paio d'ore.
Quindi si aggiungeva altra farina, circa 175
grammi, con 40 grammi di burro morbido e 90 grammi di zucchero e si impastava poi
con 3 tuorli d'uovo. Si lasciava riposare l'impasto per due ore e poi si univa al panetto altri 320 grammi di farina, altri 40 gr di
burro, 70 gr di zucchero, 3 tuorli e 1 uovo intero. La nonna impastava ancora e
faceva poi lievitare per altre due ore, mentre mi copriva e mi portava a passeggiare in giardino raccontandomi di quando era piccola e aiutava, a sua volta, la nonna a preparare i dolci.
Trascorse le 6 ore totali di lievitazione, la nonna impastava ancora con della panna, una scorza tritata di limone, un pizzico
di vanillina e del burro morbido. Preparava poi due stampi per pandori
precedentemente imburrati e faceva lievitare ancora finché la pasta non giunge ai bordi degli stampi. Dopo aver cotto per 40 minuti a 180° (abbassando a metà cottura la temperatura a 160°), lasciavamo
raffreddare e prima di servire cospargevamo di zucchero a velo.
Ancora sento la fragranza del pandoro solleticarmi le narici...spero che vogliate provare anche voi questa sensazione, perché, ve lo assicuro, è uno dei più piacevoli ricordi della mia infanzia.
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